lunedì 23 luglio 2007

Intermediando... notizie dalla rete

Per chi si volesse rendere conto di quello che è stato in parte Intermediando al quale ho partecipato nella settimana dal 18 al 23 di Giugno vicino Roma, volevo comunicare, tramite questo post, che sul sito di NetOne hanno pubblicato il video della serata del 18 giugno 2007, quando Luisa Carrada ha dialogato con Sergio Maistrello sul suo ultimo libro: La parte abitata della rete.
La parte abitata della Rete siamo noi (…) – risponde Sergio a Luisa - si può fare talmente tanto raccontando il proprio mondo…”; “Internet permette di dare spazio a tutti senza che nessuno dica questo sì e questo no (…) stiamo diventando responsabili di quello che ci interessa”.
E se incontrarsi in Rete non è come stare tu a tu con una persona - c’è un filtro dato dallo strumento che toglie immediatezza - “quel poco di mediazione, di filtro che rimane, è quella che ci permette di far decantare le cose e tirare fuori il meglio (…) io non la vivo esattamente come un filtro potente, la vedo come un’apertura di possibilità”, così Maistrello.
Queste sono alcune frasi dai primi minuti di conversazione, conversazione che Luisa Carrada, fine e stimolante, è riuscita a guidare verso approfondimenti e estensioni che davvero vale la pena di gustare.



Si è parlato di blog, di reti sociali, di e-democracy, di aziende e marketing, di corporate blogging che – precisa Sergio - “non è un modo diverso per far arrivare gli stessi contenuti pubblicitari alle stesse persone: è un ambiente diverso, in cui c’è un altro linguaggio e in cui bisogna metterci… un po’ più d’anima mi vien da dire”.
Tutta la sala - numerose le persone intervenute aggiuntesi agli iscritti al corso Intermediando - ha seguito con attenzione e viva partecipazione il dialogo, per quasi due ore, porgendo domande a una tira l'altra come le ciliege. La seconda parte del video le riporta tutte.



Buona visione a tutti!

venerdì 20 luglio 2007

A volte basta solo una "Linea"

In genere si parla tanto di comunicazione non verbale e ultimamente mi è servito molto fare delle ricerche su internet su questo argomento. Cercando cercando mi è venuto in mente che avevo le raccolte della mitica “La Linea” di un autore italiano da qualche anno scomparso. Beh! Ve lo ricordate? Quel personaggio protagonista di un cartone animato degli anni 70, ricavato da una semplice linea bianca continua, che non parlava neanche, anzi no, che per la precisione emetteva suoni incomprensibili, e si faceva capire solo con la sua sagoma e i suo innumerevoli gesti?... Osvaldo Cavandoli, l'autore, in una linea bianca d'un tratto unico ha raggiunto il massimo della semplicità e della comunicazione (quale miglior esempio di arte concettuale?),creando un personaggio ben definito, chiacchierone, divertente, simpatico, un pò dispettoso e permaloso, e poi nemmeno tanto ingenuo, ma piuttosto molto satirico. Cavandoli con la sua linea ha instaurato un rapporto personale, di complicità, quasi umano, interagendo con la sua creatura, creandogli la storia, stuzzicandolo, a un punto da tale da farla percepire come completamente indipendente da se: un ventriloquo con il suo burattino.Oggi noi siamo abituati a cose fantascientifiche, telefonini stellari che manca solo che faccino il caffè, a nuove frontiere tecnico-tecnologiche, a trame complicate, accattivanti e smaliziate, vuote e fini a sé stesse, tutti espedienti che cercano evidentemente di colmare un'aridità di intelligenza e di fantasia (vedi pokemon, digimon, ecc…), più mi ritrovo piacevolmente sorpreso nel trovare arte in un genere che ormai viene relegato alla spazzatura, cioè il cartone animato(se limitativamente lo vogliamo inquadrare in questo genere), e a sorridere osservando questo esserino che mi sembra più vispo ed intelligente di molti altri in tre dimensioni.
Se volete trovare qualcosa su questo bellissimo personaggio potete andare su questo sito francese TV5 dove troverete circa 56 puntate.Buona navigazione e buon divertimento.

mercoledì 11 luglio 2007

Impariamo a conoscerCi/Li

«Per andare risolutamente verso l'altro, bisogna avere "le braccia aperte" e "la testa alta", e si possono avere le braccia aperte solo se si ha la testa alta. Se colui di cui studio la lingua non rispetta la mia, parlare la sua lingua cessa di essere un gesto di apertura e diventa un atto di vassallaggio e di sottomissione».

A. Maalouf, L'IDENTITA'

Continuando a parlare di comunicazione sbagliata, o meglio il fraintendersi tra persone, c'è da dire che purtroppo si deve far conto della predisposizione della persona nel discorso che si affronta. A volte troviamo difronte l'interlocutore che già con la sola postura delle braccia per esempio, si pone in maniera di chiusura o di apertura nei confronti dell'altro. Sapete, apro una piccola parentesi, quando si fa una discussione tra amici alla fine basta uno sguardo, un sorriso o solamente un abbraccio e in quel momento si è fatto un passo in più nella conoscenza dell'altro, perchè ci si chiede scusa reciprocamente, si affrontano i problemi anche futili insieme. Questo è fondamentale nel vivere in comunità e quindi in comunione, chiusa parentesi.
Perciò prima di relazionarsi con l'altro/a è necessario "apprendere" se stessi, per conoscere le proprie differenze e riconoscere la differenza degli altri, non basta pensare che siccome conosco da anni quella persona, la conosco fino in fondo, e quindi prevedo già quali siano i suoi comportamenti in un determinato contesto. No, non è così, perchè potresti anche non conoscerla bene come dici, infatti il comportamento di una persona(umano) è in funzione dell'interazione fra la persona e l'ambiente circostante.
Avrei tante altre cose da scrivere ma per il momento mi fermo qui.

venerdì 6 luglio 2007

Spiritualized

A volte si parla di comunicazione sbagliata, in questo caso ho trovato un video molto divertente sulla comunicazione visiva. In particolare, a volte noi pensiamo di vedere bene le cose ma c'è sempre qualcosa che ci sfugge. O ancora meglio, invece di andare in fondo alle cose ci soffermiamo subito sui fatti che fanno notizia, fanno scalpore e a volte non è proprio così...
Fatemi sapere cosa ne pensate.

lunedì 2 luglio 2007

I giovani e la comunicazione oggi

Il titolo sembra tutto un programma ma vi assicuro(per chi lo leggerà) che è veramente interessante sopratutto per la fascia d'età dei giovani(compresi i giovanissimi). Recentemente dopo l'esperienza della scuola di Intermediando tenutasi a Sassone vicino Roma, pubblico integralmente l'intervista fatta da me a Gianni Bianco, giornalista del TG3 "Primo Piano", in occasione della sua presenza in una delle giornate della scuola.

Innanzitutto grazie per avermi concesso questa piccola intervista, partiamo subito con le domande, la prima: Che rapporto c'è oggi tra i giovani ed i mezzi di comunicazione, in particolare la fascia d'età tra i 14 ed i 18 anni?
R. C’è un grande feeling con alcuni mezzi, apatia o disinteresse per molti altri. E’ questa la prima generazione che ha una competenza tecnica superiore a quella dei propri genitori. Messaggiare, downloadare, forwadare. E poi mp3, blog, chat, ipod, second life, you tube. C’è tutto un mondo che i ragazzi frequentano e che tiene fuori dalla porta i più grandi. In questo campo i ragazzi usano i media con grande efficacia e competenza. Non altrettanto fanno con altri mezzi, considerati sorpassati. Sono in fuga dai telegiornali, non li guardano più, non leggono quotidiani, tutt’al più si informano su internet. Questo credo sia il punto dolente: sono distanti da quel che avviene attorno a loro, alla lunga crescono perdendosi per strada un pezzo di mondo.

La televisione ed in particolare le reti non Rai puntano molto su programmi che amplificano la persona, che tendono a far uscire il bello (inteso fisicamente e non interiormente) per es: Uomini e Donne di canale 5. Secondo te che influsso hanno i media nelle relazioni di tutti i giorni di questi giovani o meglio giovanissimi?
R. L’influsso è indubbio, quelli sono gli unici programmi con pochi altri (quelli cult tipo le iene o amici) che i ragazzi guardano con costanza sulla tv generalista. La prima serata, soprattutto quella del sabato, compresi gli eventi alla Sanremo non li seguono più. Certamente quelle trasmissioni forniscono dei modelli, fanno pensare che il massimo della vita sia finire in tv, non importa se non si è capaci di fare nulla. Credo però che non sia tutta colpa di chi produce tali programmi. Manca una reale alternativa e se i ragazzi sono un target della pubblicità che li cerca e li lusinga, non altrettanto fa ancora la tv, compreso il servizio pubblico, per interessarli, per cercare di parlare il loro linguaggio.

La Rai dal canto suo in che maniera si è attrezzata, o cerca di differenziarsi?
R.
Talvolta fa l’errore di inseguire la concorrenza, spesso si fa condizionare dai format esterni, che ormai dettano legge, come dimostra la recente questione Endemol. Però prova anche a contrattaccare. Spesso il meglio va in radio: ci sono quelli di Caterpillar, divertenti ma mai banali. E non c’è dubbio che un personaggio come Fiorello sia in grado di parlare a quel tipo di pubblico, tra gli autori del programma cult del siciliano c’è anche un giovane in gamba, Federico Taddia, che fra l’altro conduce un ottimo programma per ragazzi che è Screensaver. E poi c’è il Gt ragazzi del Tg3 accanto ad altri programmi che cercano di parlare ai giovani, trattandoli da adulti.

Come diceva recentemente Padre Federico Lombardi incontrando i giovani di Net-One: "La Comunicazione è Comunione", cosa ne pensi?
R.
Dovrebbe essere quella la sua missione. Comunicare è portare un dono, cum munus. E se un dono è, non c’è dubbio che ha senso solo offrendolo ad altri, creando così comunione. Non sempre avviene. Spesso la comunicazione insegue le liti, crea fratture, si esalta nello scavare trincee tra varie posizioni. Ma ci sono tanti ottimi giornalisti che lavorano secondo coscienza.

In che maniera ci può essere comunione tra le persone e tra le realtà sia ecclesiali che politiche se la comunicazione oggi è più che altro opinionismo?
R.
La comunione la creano le persone. Al di là dei grandi fenomeni della comunicazioni di massa, al di là dei grandi scenari dei media, ci sono sempre individui, storie di singoli e di gruppi, che procedono come direbbe De Andrè, in direzione ostinata e contraria. Essere dentro il sistema dell’informazione, non vuol dire di fatto, essere incapaci di affermare i valori in cui si crede, vivendoli prima magari, proponendoli nel proprio lavoro di ogni giorno poi. La scoperta di questi anni è che, al di là della cultura di partenza, sono tante e diverse le storie che si incontrano sul terreno comune della professionalità, della reciprocità, della fraternità, della giustizia, della correttezza.

Concludendo e ringraziandoti ancora una volta per la tua disponibilità, ti chiedo infine come i giovani possono fare comunione e missione attraverso i media?
R.
Un blog, una Chat, un forum di per sé è una piazza, un luogo della rete aperto dove ci si può incontrare e reciprocamente arricchire. Sfruttare le risorse del web è già un primo passo. Per chi sente di voler lavorare nel mondo dei media, la missione è quella di prepararsi con scrupolo, praticando sul campo il mestiere, studiando, leggendo giornali, e non uno solo, anche quello che esprime una cultura che non condividi. Per esperienza ho visto che sono molto fruttuosi anche i luoghi d’incontro dove parlare dell’uso dei media, confrontandosi, smontando insieme uno spot, guardando in gruppo un programma, facendo cineforum. Il dibattito che ne scaturisce, spesso, è già un modo di passare dall’io al noi, un modo per accrescere la coscienza critica individuale e collettiva.